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Anche i cani copiano le espressioni dei loro simili.

Sorridere quando gli altri sorridono, o assumere un'espressione dispiaciuta quando l'interlocutore è triste, è un comportamento che ci viene spontaneo, e che dimostra la capacità di provare empatia per le emozioni altrui. Secondo una ricerca dell'Università di Pisa in collaborazione con il Natural History Museum di Londra, anche i cani sanno copiare, in una frazione di secondo e quindi in maniera naturale e involontaria, la mimica del muso e i movimenti dei loro simili. Una capacità che potrebbe dimostrare una forma di empatia e riconoscimento dello stato d'animo altrui, e che fino ad ora era stata osservata soltanto nell'uomo e in altri primati, come oranghi e scimpanzé. CEMENTARE LE AMICIZIE. Il comportamento involontario che ci porta ad imitare a specchio le risate o i sorrisi degli altri è considerato alla base della capacità di coesione sociale, quella che gli esperti chiamano social bonding. Lo studio delle capacità empatiche dei cani si era concentrato, finora, sul loro rapporto con l'uomo: ma la nuova ricerca fa luce sulla loro capacità di capire e condividere le emozioni dei loro simili, un'abilità che potrebbero aver appreso nel processo di domesticazione. SENZA PENSARCI. I ricercatori hanno analizzato 50 ore di filmati di interazioni giocose tra cani in un parco di Palermo. In particolare hanno posto l'attenzione sui segnali corporei che i cani inviano quando giocano, come il chinarsi sulle zampe anteriori o il rilassare la mascella mostrando i denti.

 

I video hanno rivelato che i cani riescono a imitare, in una frazione di secondo - una sorta di riflesso, non appreso - l'espressione del muso dei loro compagni di gioco, o il loro modo di muoversi. Un atteggiamento che potrebbe nascondere capacità empatiche anche più complesse.

 

QUANDO È INIZIATO? Ulteriori studi da effettuare sui lupi chiariranno se questo comportamento sia legato alla domesticazione da parte dell'uomo. Per altri scienziati, la capacità canina di imitare le espressioni altrui potrebbe invece dipendere dal fatto che, comportandosi come il compare, il gioco va avanti più a lungo. Insomma il riflesso, anche se automatico, non implicherebbe necessariamente la capacità di comprendere i processi superiori di pensiero degli altri cani.